Dipendenza affettiva

La Dipendenza Affettiva è un disturbo che soltanto da pochi anni in Italia sta interessando clinici e ricercatori che a diverso titolo si occupano del fenomeno delle dipendenze, mentre negli Stati Uniti da più di 30 anni sono condotte ricerche su questa tematica. Essa rientra nella più ampia categoria delle New Addictions (Nuove Dipendenze), che comprendono tutte quelle forme di dipendenza in cui non è implicato l’intervento di alcuna sostanza chimica (droga, alcol, farmaci, ecc.), ma l’oggetto della dipendenza è rappresentato da comportamenti o attività che sono parte integrante della vita quotidiana. Tali comportamenti in alcuni individui possono assumere caratteristiche patologiche, fino a invalidare l’esistenza del soggetto stesso e il suo sistema di relazioni, provocando quindi gravissime conseguenze.
Per molte persone la dipendenza affettiva arriva ad essere un vero e proprio incubo.
In fin dei conti è tutta una questione di autostima. Quanto crediamo di valere davvero, di essere davvero noi “programmatori” della nostra vita.
La dipendenza affettiva ci porta a credere che la nostra vita ruoti di fatto intorno all’altro. La realtà è ben diversa. Noi davvero abbiamo il potere di trasformare la realtà. Nella maggior parte dei casi però anziché essere consapevoli di questo ci accontentiamo davvero delle briciole.

Alcuni passaggi utili per superare la dipendenza affettiva:
– essere presente a te stesso;
– non dare agli altri la responsabilità della tua felicità;
– impara ad esprimere te stesso;
– sviluppa la tua visione indipendente;
– non permettere più a nessuno di ledere la tua dignità;
– sviluppa l’auto-compassione;
– non pensare che sia compito degli altri soddisfare i tuoi bisogni;
– riconosci e liberati dei vecchi modelli di relazione;
– impara a gestire l’impulsività.

Conoscere se stessi

Fra tutte le conoscenze che possiamo approfondire sulla terra, quella del è di certo una delle più importanti.
Da dove vengo? Dove sono? Dove vado?
Se non siamo in grado di rispondere a queste domande vuol solo dire che siamo persi.
Se non conosciamo i comandi del mezzo come potremo guidare con sicurezza fino alla meta?
Possiamo apprendere molte conoscenze e fare tantissime esperienze ma se non impariamo prima di tutto a conoscerci come potremmo mai sperare di ottenere realizzazione e felicità?
E inoltre, se non so chi sono come potrò mai conoscere gli altri? E’ molto importante imparare la pratica della consapevolezza di sé, delle proprie sensazioni, emozioni, pensieri… Ogni passo verso questo traguardo, è un passo verso la pienezza di senso e verso il proprio progetto di vita, la propria vocazione.

Formazione reattiva

Siamo arrivati all’ultima delle difese che ho trattato in questo elenco: la Formazione reattiva. Questa è un meccanismo di difesa molto comune e può influenzare, spesso in modo stabile e duraturo, la personalità dell’individuo. Esso si manifesta con l’enfatizzazione di un particolare comportamento ritenuto adeguato il cui opposto però persiste nell’inconscio. In altre parole la persona nel proprio intimo ha pensieri aggressivi verso il proprio interlocutore ma si rivolge a lui con estrema gentilezza. Risponde un po’ a un antico proverbio: “Far buon viso a cattivo gioco”.

Esempio: individuo che pur avendo impulsi aggressivi verso qualcuno, adotta un manifesto e spesso esagerato atteggiamento di accondiscendenza.

 

Negazione

La negazione o diniego consiste nel negare l’esistenza di un evento o di una particolare realtà esterna spiacevole o dolorosa. La negazione continua a operare automaticamente in ognuno di noi come prima reazione a qualunque avvenimento catastrofico.
Ovviamente, l’uso massiccio della negazione produce conseguenze negative nei confronti della possibilità di risoluzione di un problema sul piano di realtà; per cui questo meccanismo è in genere disadattativo e disfunzionale. È disadattivo perché non permette la risoluzione di un problema ed è disfunzionale in quanto provoca un danno all’individuo.

Es: l’individuo che parla al defunto come se fosse ancora vivo

Regressione

Si ha la regressione quando un soggetto, per difficoltà di adattamento, non riesce a vivere il suo naturale sviluppo e torna, quindi, a stadi evolutivi precedenti. Il comportamento regressivo, dunque, serve a rassicurare l’individuo sulle sue capacità rispetto al compito che deve affrontare, il quale in genere risulta in linea con il comportamento regressivo messo in atto. Questa difesa che può sorgere anche nelle consuete esperienze di vita quotidiana alla ricerca di un ritorno sia pur momentaneo ad un contesto di gratificazione: infantile, puberale, adolescenziale, giovanile; che va dal richiedere particolari coccole ed attenzioni nel corso, ad esempio, di una malattia fisica, all’atteggiarsi a bambino nell’ambito di un rapporto affettivo, alla bevuta con gli amici, ecc. La regressione quindi è un meccanismo di difesa da cause esterne interne finalizzato inconsciamente o meno ad un recupero degli equilibri psichici.

Es: dopo una forte delusione, l’individuo cerca gratificazione in un’esperienza piacevole del passato.