Tu mi vieni incontro per fissarmi negli occhi

Sono io, Signore, Maestro buono, quel tale che tu guardi negli occhi con intensità di amore. Sono io, lo so, quel tale che tu chiami a un distacco totale da se stesso.
È una sfida. Ecco, anch’io ogni giorno mi trovo davanti a questo dramma: alla possibilità di rifiutare l’amore. Se talvolta mi ritrovo stanco e solo, non è forse perché non ti so dare quanto tu mi chiedi? Se talvolta sono triste, non è forse perché tu non sei il tutto per me, non sei veramente il mio unico tesoro, il mio grande amore? Quali sono le ricchezze che mi impediscono di seguirti e di gustare con te e in te la vera sapienza che dona pace al cuore?
Tu ogni giorno mi vieni incontro sulla strada per fissarmi negli occhi, per darmi un’altra possibilità di risponderti radicalmente e di entrare nella tua gioia. Se a me questo passo da compiere sembra impossibile, donami l’umile certezza di credere che la tua mano sempre mi sorreggerà e mi guiderà là, oltre ogni confine, oltre ogni misura, dove tu mi attendi per donarmi null’altro che te stesso, unico sommo Bene.

Preghiera per le vocazioni alla Congregazione

O Gesù,
nell’infinito tuo amore per gli uomini
dicesti un giorno agli apostoli:
«La messe è abbondante, ma sono pochi gli
operai!
Pregate dunque il Signore della messe,
perché mandi operai nella sua messe».
Noi ti supplichiamo umilmente
di accogliere nel tuo Cuore sacerdotale
e di presentare all’eterno tuo e nostro Padre
questa medesima preghiera
che ora, con fiducia,
ripetiamo a vantaggio del nostro Istituto.
Tu vedi come quest’Opera sacerdotale,
da te voluta,
ha bisogno di religiosi fedeli e generosi,
disposti a dedicarsi totalmente
alla santificazione dei tuoi ministri.
Nell’ultima cena
hai pregato il Padre per i tuoi discepoli:
pregalo ora per questa Congregazione,
perché possa corrispondere
alla missione che tu le hai affidato.
Potremo così meglio glorificare il Padre
e offrire al tuo Cuore sacerdotale
amore e riparazione.
Maria, tua e nostra madre,
avvalori questa nostra preghiera.
Amen.

La sete di Dio

«Quando si scoprono nella storia le migliaia di monasteri che ricoprivano il mondo cristiano come di un “bianco mantello”, non ci si può trattenere dal porsi una domanda: cos’è che ha potuto motivare milioni di giovani, spesso brillanti e pieni di avvenire, a lasciare il mondo per rinchiudersi in una vita da monaci, povera e nascosta?
San Benedetto ci dà la risposta nella sua Regola: è la sete. La sete di non essere nulla affinché Dio sia tutto.
In effetti, la Regola non domanda che una sola cosa al giovane che vuole essere monaco: se egli “cerca veramente Dio” (RB 58,7).
I monaci hanno fatto l’Europa, ma non l’hanno fatta consapevolmente. La loro avventura è anzitutto, se non esclusivamente, un’avventura interiore, il cui unico movente è la sete. La sete d’assoluto. La sete di un altro mondo, di verità e di bellezza, che la liturgia alimenta, al punto da orientare lo sguardo verso le cose eterne; al punto da fare del monaco un uomo teso con tutto il suo essere verso la realtà che non passa.
Prima di essere delle accademie di scienza e dei crocevia della civiltà, i monasteri sono delle dita silenziose puntate verso il cielo, il richiamo ostinato, non negoziabile, che esiste un altro mondo, di cui questo non è che l’immagine, che lo annuncia e lo prefigura».

Dom Gérard Calvet O.S.B. (1927-2008)

Cerco la tua casa

La prima domanda rivolta a Gesù nel Vangelo di Giovanni: «Signore, dove abiti?» (Gv 1,40).

Cerco la tua casa per stare con te, cerco una casa dove sedermi ai tuoi piedi ad ascoltare le parole che fanno vivere, come Maria di Betania.
Cerco la tua dimora perché lì si può vivere il miracolo della tua amicizia e il cuore riprende ad ardere come ai discepoli di Emmaus.
Cerco la tua casa, il luogo dove le vite si fondono ed entrano l’una nell’altra, dove avvengono le cose decisive.