È questo il tempo dell’attesa

È questo il tempo dell’attesa
risuona un grido di speranza
ritorna a noi come ha promesso
colui che fa ogni cosa nuova.

La sentinella nella veglia
invoca il giorno dalla notte
volgiamo gli occhi al Dio con noi
il suo splendore ci pervade.

Lo Sposo viene, andiamo a lui
la sala è pronta per le nozze
noi intoniamo il canto nuovo
è lui che sale dal deserto.

Attingeremo nella gioia
le acque vive di salvezza
il Nome suo si effonderà
sarà profumo inebriante.

La creazione si rallegra
e nello Spirito proclama
che il suo Signore è vivente
insieme al Padre nella gloria.

La legge delle Settanta volte

Quando la Roccia (Pietro) Ti ha chiesto
quante volte doveva perdonare al suo fratello,
Tu non hai detto: “Sette volte”,
ma “quattrocentonovanta volte”!

In questo numero sono contenuti gli anni della nostra vita terrena,
dei sette periodi della nostra vita effimera:
per tutto il tempo che siamo in questo corpo
bisogna perdonare a chi si pente.

E, pur essendo stato l’ultimo
a non perdonare al debitore,
a causa della natura inferma della mia anima,
e ad essere imperfetto nel bene,
si realizzi in me, grazie a Te,
la parola del tuo comandamento, che mi è stato imposto;
voglia Tu perdonare le mie colpe, debiti verso di Te,
che sono più numerose della sabbia del mare.

La legge delle Settanta volte,
non sia solo a mia misura, a misura di me povero,
ma ancor più si rafforzi la tua legge,
secondo la tua misericordia che non si conta.

(Narsete Shnorhali, Gesù, Figlio unigenito del Padre)

Le nostre chiese come grandi famiglie

Ti ringrazio, Signore,
perché le nostre chiese
sono come grandi famiglie.

Fa’ che il tuo spirito di riconciliazione,
Signore,
soffi su tutta la terra.

Fa’ che i cristiani vivano il tuo amore.

Noi ti lodiamo, Signore,
con le cattedrali d’Europa,
con le offerte dell’America,
e coi nostri canti africani di lode.

Ti ringraziamo, Signore,
perché in tutto il mondo
abbiamo dei fratelli.
Sii con loro che costruiscono la pace.

(Preghiera dall’Africa occidentale)

Aumenta in noi la fede

Cristo, tu hai santificato il dolore umano con la tua vita e con la tua parola. Tu, stanco per il camminare e sbattuto dalla fatica, ti sei buttato giù a sedere e a riposare sull’orlo del pozzo di Sicar. Tu hai detto: «S’e il chicco di frumento, affidato alla terra, non muore, rimane solo...». Hai detto: «Voi piangerete e avrete da tribolare; il mondo, invece, si divertirà». Hai detto ancora: «Se uno vuole venire dietro a me, la smetta di pensare solo a se stesso, prenda quotidianamente la sua croce in santa pace e mi segua».
Per mezzo dei tuoi apostoli ci hai ripetuto: per essere meno indegni di entrare nel regno della vita, bisogna passare attraverso molte tribolazioni. Gesù, i tuoi seguaci hanno confermato questa via come quella ‘règia’ per entrare nell’eternità, dove ritroveremo le tribolazioni della vita presente trasformate in gloria e tu ci hai assicurato: «Fatevi coraggio, questa gloria eterna nessuno ve la potrà rapire!».
Ci crediamo, Gesù!
Ma tu aiutaci a tirar avanti nelle molte tribolazioni e stanchezze quotidiane.
Aiutaci almeno a saper sopportare la pesantezza, il ‘martirio bianco’ della quotidianità.
Aiutaci a saper sopportare la vita con le sue sconfitte e delusioni, con le sue angosce e i problemi.
Crediamo, Signore, ma aumenta in noi la fede, affinché credendo di più, speriamo anche di più: e sperando di più amiamo anche di più!
Così è e così sia!

Il mio si

Io sono creato per agire
e per essere qualcuno
per cui nessun altro è creato.
Io occupo un posto mio
nei consigli di Dio, nel mondo di Dio:

un posto da nessun altro occupato.
Poco importa che io sia ricco, povero,
disprezzato o stimato dagli uomini:
Dio mi conosce e mi chiama per nome.
 Egli mi ha affidato un lavoro
che non ha affidato a nessun altro.
Io ho la mia missione.
In qualche modo sono necessario
ai suoi intenti,
tanto necessario al posto mio
quanto un arcangelo al suo.
Egli non ha creato me inutilmente.
Io farò del bene, farò il suo lavoro.
Sarò un angelo di pace,
un predicatore della verità
nel posto che Egli mi ha assegnato
anche senza che io lo sappia
pur ch’io segua i suoi comandamenti
e lo serva nella mia vocazione.
Card. John Henry Newman