La defusione dei pensieri

Oggi parliamo di “defusione cognitiva” In sintesi si tratta della capacità di accorgerti che “stai pensando” (meta-cognizione) o meglio della capacità di renderti conto che quella macchina che ti “parla in testa” si è attivata… e di farlo in un modo molto particolare.
La defusione cognitiva è una metodologia nata in campo della terza ondata della psicoterapia cognitivo-comportamentale (ACT). Le ricerche fatte in questo campo hanno fatto luce su altre metodologie della crescita personale, come la PNL. Che attraverso la manipolazione delle così dette “sottomodalità” ci defonde dai nostri pensieri.
La defusione dei pensieri e l’accettazione delle emozioni che ad essi si collegaci aiutano a rimanere sempre ancorati al fatto in quanto tale, per quello che è, e non per quello che la mente ci dice che sia.
Questo semplice “defonderci” o “disidentificarci” è la chiave per iniziare a depotenziare tutti quei pensieri, giudizi, critiche ecc. che solitamente diciamo a noi stessi, e molto spesso anche agli altri.
Questi “giudizi” sono la chiave per vivere in modo cieco la realtà… più giudichi ciò che ti circonda e più diventi cieco ai reali aspetti sensoriali della situazione.
È un fenomeno che hai provato più volte, ad esempio vai a vedere un concerto, inizi a dare giudizi sul chitarrista e questo, ti rovina tutta la performance. Facciamo lo stesso con noi stessi, continuiamo a giudicarci, a costruire piani di azione nel futuro, a rimpiangere il passato ecc.
Non c’è niente di male in tutto questo, il nostro cervello si è evoluto così! Perché la maggior parte della gente, lasciata a se stessa, nel proprio pensiero, tende a costruire scenari disastrosi? O a farsi seghe mentali sul futuro?
Ok, ci sono i media che ci riempiono la testa di cavolate terribili, ma oltre a questo il vero motivo è un altro. Perché fino a poche centinaia di anni fa, i nostri antenati dovevano fare costantemente i conti con imprevisti negativi.
Epiteto diceva: “Non sono le opinioni che abbiamo sugli eventi che ci capitano a farci stare male, ma il fatto che noi crediamo ciecamente a quelle opinioni”.
“Questo computer pensante” è costantemente attivo e formula pensieri… è difficile controbatterlo con altri pensieri! Se ad esempio pensi “sono uno sfigato” dirti che “non è vero perché sei un vincente” non sempre può funzionare.
Come direbbe Einstein “non puoi risolvere un problema allo stesso livello che lo ha generato” e nel nostro caso il livello è il pensiero. Un buon modo per superarlo è trovare un altro livello. Si tratta di un livello non-concettuale ma più somatico, da cui osservare i tuoi pensieri.
L’incontro fra pratiche meditative e cognitivi-comportamentali si gioca su un concetto la meta-cognizione, cioè l’abilità di renderti conto dei tuoi pensieri.
Lo so sembra un gioco di parole, ed il modo migliore per farlo è sempre quello legato alla mindfulness, ma ne esiste uno ancora più facile e maggiormente alla portata di mano di chi ama la crescita personale.
Queste tecniche, prese dalla ACT, hanno numerosi studi a loro conferma. Uno di questi “giochini” sono presi dagli studi di Steven Hayes . Che si fondano proprio su come funziona il nostro linguaggio.
Meta-cognizione non significa altro che renderti conto dei tuoi pensieri e nel nostro esercizio non ci limitiamo a questo, ma devi anche identificartiti per una ventina di secondi… perché?
Per evitare la trappola dell’evitamento esperienziale una volta che sei riuscito ad accorgerti che ti stai giudicando, sei già defuso da quel contenuto. Ora puoi provare invece “a credere con tutto te stesso a quelle parole” ma solo per qualche istante per poi ri-defonderti.
Ti avviso questo termine de-fusione, è un neologismo, non esiste in italiano ma credo che sia molto esplicativo. Se ad esempio scopri di dirti spesso “sei una merdaccia” (stile Fantozzi), ogni volta che noti questi pensieri potresti dire a te stesso… “eccolo lì, ancora Fantozzi”. In altre parole trovare un modo soft ma ironico di commentare il tuo pensiero negativo. Ancorarsi al reale può contribuire a farci avanzare civilmente nel futuro.

Cfr. https://www.psicologianeurolinguistica.net/2014/12/gestire-pensieri.html

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